La dagherrotipia è tra le prime sbalorditive tecniche create dall’uomo per congelare i momenti dell’esistenza, registrandone appunto le proprie tracce.
Sviluppata e diffusa nel primo ‘800, permetteva di rappresentare fedelmente la realtà, impiegando un arco di tempo brevissimo, quantomeno se paragonato a quello minimo necessario alla realizzazione di un dipinto. Sebbene ancora rudimentale, la fotografia, dal punto di vista pratico, rimpiazzò la pittura vedutista e ritrattistica. Furono molti, all’epoca, i pittori convertiti alla nuova arte. Alcuni di loro, addirittura, contaminarono le due tecniche, perfezionando e colorando col pennello i dettagli delle foto.
Probabilmente gli inventori, Joseph Niépce e Louis Daguerre, non immaginavano che, con il loro brevetto, stavano cucendo l’ultima indispensabile appendice sul corpo (ancora inanimato) di un Frankenstein che nascerà, a breve, dall’unione di tutte le forme di espressione: il Cinema. L’umanità era affascinata, stupefatta, come di fronte a una manifestazione magica. Il fascino di quelle immagini tutt’ora è intramontabile.
In questa pagina trova spazio un tributo alla dagherrotipia realizzato digitalmente, ma conservando immutato l’approccio filosofico delle origini. Tempi d’esposizione lunghi, pose rigide, espressioni gelide. Immaginando che oggi, come allora, lo scatto sia singolo e l’errore irrecuperabile. Da qui gli sguardi diffidenti e impauriti dei soggetti immortalati. Dipingere con la luce di fatto costava parecchio e lo scatto spesso era irripetibile. Molta cautela doveva essere usata nel custodire la lastra d’argento impressionata, prodotto unico e allora ancora non riproducibile. Di fatto, senza le dovute precauzioni, la luce avrebbe ingoiato nuovamente ciò che essa stessa aveva rivelato. Le nascita della fotografia fece capire che ogni istante è prezioso quanto il verso di una poesia senza tempo.
Model: Mario Veltri, DanyLù