LOVE: Cc’amì fa?

LOVE: Cc’amì fa?

DUNQUE, CC’AMì FA?

CHE COSA DOBBIAMO FARE?

L’espressione “Cc’amì fa?” è una forma abbreviata e dialettale che si trova in alcune aree del sud Italia, per chiedere “Che cosa dobbiamo fare?”, spesso usata in contesti in cui qualcuno chiede un suggerimento o una soluzione, soprattutto in situazioni di incertezza o difficoltà.

Siamo a Cosenza Vecchia dove incontrare personaggi interessanti può essere all’ordine del giorno. E cosa si deve fare in questi casi se non scattare qualche foto?

Come è già ben noto, la streetphotography è un po’ come rubare: si tratta di catturare momenti, spesso senza il consenso degli interessati, ma facendolo rigorosamente con amore, attenzione e soprattutto rispetto. E cosa dire, se non amore, quando lo scatto è invece pienamente consensuale?

L’amore per la fotografia, così come l’amore in senso lato, è sempre una questione legata al tempo: sapere cosa fare quando arriva il momento giusto. Prendere o lasciare?

C’amì fa, dunque, se non scattare una foto quando vale la pena farlo?

Attenzione Spoiler!

Attenzione Spoiler!

È L’ACQUA IL VERO MIRACOLO DELLA VITA

IL DIVERTIMENTO DEL FOTOGRAFARE

Fotografare è un gesto che va ben oltre la semplice azione di “scattare” un’immagine. Per gli appassionati, è una forma di espressione che nasce dalla curiosità, dalla ricerca del bello e, non da ultimo, dal piacere di raccontare storie.

Quando ci si imbatte in situazioni insolite, in momenti che suscitano ilarità o inducono alla riflessione, la fotografia diventa il mezzo ideale per congelare l’emozione dell’attimo, trasformandola in un racconto visivo capace di durare nel tempo.

Trovarsi di fronte a una scena che sfiora il surreale può evocare una riflessione quasi filosofica. Pensate, ad esempio, a una donna che, seduta sulla sua carrozzina, si alza improvvisamente in preda alla sete. Un gesto semplice che, in quel contesto, assume le sembianze di un vero e proprio miracolo.

La macchina fotografica, allora, non è più soltanto un oggetto per catturare immagini: diventa uno strumento essenziale per immortalare significati. Ed è proprio qui che sta il vero divertimento: dare senso a ciò che appare fugace, cogliere l’essenza di un momento apparentemente insignificante e trasformarlo in una storia che merita di essere raccontata.

E chissà, forse proprio in situazioni come queste l’eterna lotta tra scienza e religione può fermarsi, almeno per un attimo, lasciando spazio a una sana e grassa risata.

Dopotutto, è l’acqua il vero miracolo della vita. Alziamo dunque i calici e brindiamo: salute!

Il Tempo come Soggetto

Il Tempo come Soggetto

LA FOTOGRAFIA CHE ASPETTA

TROVA LE DIFFERENZE. MONDO GIÀ COMPOSTO O COMPORRE IL MONDO

In fotografia, spesso si parla dell’importanza di catturare l’istante perfetto. Ma cosa accade quando, invece di cercare attivamente la scena, ci fermiamo e lasciamo che il tempo la costruisca per noi?

Prendiamo un esempio: una panchina anonima vicino a un segnale stradale. In un primo scatto, due giovani si baciano, proiettando vitalità e desiderio. Qualche tempo dopo, nella stessa inquadratura, la panchina è occupata da due anziani signori. Non fanno nulla, osservano il traffico; il segnale, ritoccato, ora segnala una calma piatta. Un’immagine che racconta il passaggio dalla passione all’ozio, dalla tensione del desiderio alla quiete della contemplazione.

Questa composizione non è il risultato di un’improvvisa ispirazione, ma di un’attesa consapevole. La fotografia diventa una riflessione sullo scorrere del tempo e sull’importanza di analizzare il contesto. Lo scatto non nasce dalla frenesia di cercare un soggetto già composto, ma dalla pazienza di osservare un luogo, di studiarlo, e di prevedere come la vita possa riempirlo di significato.

Attendere non significa rinunciare all’azione, ma mettere in pratica un pensiero previsionale: capire il flusso delle persone, immaginare come il contesto si evolverà, intuire le storie che potrebbero prendere forma. È un processo che richiede sensibilità e intelligenza visiva, perché il fotografo non è solo un testimone, ma un creatore di connessioni narrative.

La panchina, il segnale stradale, i soggetti: sono elementi che, presi singolarmente, non avrebbero forza narrativa. È il tempo – inteso come elemento fisico e concettuale – a trasformarli in una storia, a stratificare significati e a suggerire interpretazioni che vanno oltre ciò che appare.

Questa pratica non solo affina la capacità tecnica, ma stimola una visione più profonda del mondo. Ci insegna a rallentare, a leggere ciò che ci circonda e a scoprire che, talvolta, il momento perfetto non si trova: si lascia costruire.

Make a Poster

Make a Poster

IL RICICLO FOTOGRAFICO

NUOVA VITA AGLI SCATTI SCARTATI

Ogni fotografo conosce quella sensazione: dopo una sessione, ci si ritrova con una serie di scatti validi, tecnicamente impeccabili, ma che non trovano posto nel progetto finale. Non sono “errori”, né immagini da cestinare, ma semplicemente pezzi di un puzzle che non si completa. E allora? Si può trasformare il superfluo in arte?

La risposta è sì, attraverso l’arte del riciclo fotografico. Questo processo non consiste solo nel riproporre un’immagine tale e quale, ma nel rielaborarla per darle un nuovo significato, una nuova identità. È un’operazione che richiede sensibilità creativa e visione artistica, e che può portare a risultati sorprendenti, come la creazione di poster, collage digitali o opere dal forte impatto visivo.

Prendiamo l’esempio di Eudaimonia, il poster che accompagna questo post. Nasce da uno scatto non selezionato per il progetto finale, ma che, attraverso il fotoritocco e l’aggiunta di elementi testuali, è stato trasformato in un’opera autonoma. La figura femminile, vestita da angelo e con il volto nascosto da una maschera, si fonde con un insieme di parole evocative – desiderio, paura, amore, alienazione, … – tutte parole che creano un’atmosfera oscura e complessa attinenti al processo di conseguimento dell’eudaimonia. Un’immagine inizialmente “messa da parte” diventa così un manifesto simbolico, capace di raccontare un’intera gamma di stati emotivi.

IL PROCESSO DEL RICICLO FOTOGRAFICO

Rivalutare l’archivio: Tornate sui vostri scatti scartati. Quali di questi hanno una forza latente? Cercate immagini che abbiano potenziale narrativo o estetico, anche se non si sono adattate al progetto originale.

Immaginare un nuovo contesto: Pensate a come un’immagine potrebbe esprimere qualcosa di diverso. Potete aggiungere testo, cambiare colori, giocare con le ombre o sovrapporre elementi grafici.

Sperimentare senza limiti: Il fotoritocco è il vostro alleato. Osate trasformare radicalmente l’immagine, senza preoccuparvi di aderire a un’estetica specifica. Ricordate: state creando qualcosa di nuovo.

Dare un’identità finale: Una volta trasformata, l’immagine deve trovare il suo posto. Un poster, una stampa artistica, un elemento decorativo. La nuova veste dà al lavoro un significato unico, rendendolo finalmente completo.

Questo processo non è solo una strategia creativa, ma una filosofia. Riciclare significa riconoscere il valore nascosto in ciò che inizialmente non sembrava abbastanza. Significa, in fondo, accettare che l’arte non è mai rigida, ma un flusso continuo di trasformazione e reinterpretazione.

E così, come il poster Eudaimonia ci insegna, ogni immagine – anche quella che pensavamo di aver messo da parte – può trovare il suo momento di gloria. Basta solo guardarla con occhi nuovi.

Che cazzo ti guardi?

Che cazzo ti guardi?

STREETPHOTOGRAPHY: ELOGIO AL COLPO DI FULMINE

LA STREETPHOTOGRAPHY E LE DINAMICHE DELL’IMPREVISTO

La streetphotography è una disciplina che vive dell’imprevisto, dell’intuizione rapida e dell’occhio allenato. È un colpo di fulmine visivo: davanti a una scena, chi fotografa avverte qualcosa di irresistibile che lo spinge a immortalare quel momento, come se l’immagine già esistesse e chiedesse solo di essere colta.

Pensiamo a una signora con un ombrello rosso rotto e un maglione bucato, che incrocia lo sguardo di un passante curioso. Lei ricambia con un’espressione eloquente, quasi a dire: “Che cazzo ti guardi?”. È una scena perfetta, che racconta la vita urbana nella sua autenticità più cruda e bizzarra. In questi casi, il fotografo non si limita a osservare, ma interpreta e racconta, diventando parte invisibile di una narrazione visiva.

QUANDO LO SGUARDO DEL SOGGETTO SI RIVOLGE AL FOTOGRAFO

Tuttavia, non è raro che il soggetto della foto, accorgendosi della presenza dell’obiettivo, diriga il proprio disappunto direttamente verso il fotografo. Un gesto di fastidio, uno sguardo interrogativo o addirittura una richiesta esplicita: “Cancella quella foto”. Questo ribalta i ruoli: il fotografo, osservatore discreto, diventa il fulcro dell’attenzione, creando una tensione che fa parte dell’essenza stessa della streetphotography.

Questa tensione solleva questioni di rispetto e responsabilità. La streetphotography, infatti, non è solo la cattura del momento perfetto, ma anche un esercizio di empatia: immortalare persone e situazioni senza violare la loro dignità. Essere invisibili non significa ignorare l’etica.

LA PREPARAZIONE ALL’IMPREVISTO

La chiave per affrontare questi momenti sta nella capacità di anticipare. Il fotografo deve operare in maniera previsionale, osservando il contesto con attenzione per cogliere non solo la scena, ma anche le possibili reazioni. Lo scatto non nasce solo dall’istinto, ma dalla comprensione profonda del luogo e delle persone.

Anticipare, tuttavia, non significa evitare l’imprevisto, bensì accoglierlo. È il segreto della streetphotography: l’arte di lasciarsi sorprendere dal mondo e, al tempo stesso, di prevedere l’attimo in cui tutto si allinea per creare l’immagine perfetta.

IL COLPO DI FULMINE E IL RISPETTO PER IL QUOTIDIANO

La streetphotography è innamorarsi di ciò che accade per caso, anche quando non è perfetto. L’ombrello rotto, il maglione bucato, l’espressione di disappunto: sono dettagli che raccontano storie, che ci ricordano la bellezza dell’imperfezione. Ma questo colpo di fulmine deve sempre essere accompagnato da una profonda consapevolezza.

Ogni immagine catturata è un frammento della vita altrui, e il fotografo ha il compito di raccontarlo con rispetto e sensibilità. La magia della streetphotography sta qui, in questa tensione tra l’atto di “rubare” e quello di celebrare. Un’arte fatta di istanti, intuizioni e, talvolta, di sguardi che non dimenticheremo mai.

Daguerrotype

Daguerrotype

TRIBUTO ALLA DAGHERROTIPIA

LE ORIGINI DELLA FOTOGRAFIA

La dagherrotipia è tra le prime sbalorditive tecniche create dall’uomo per congelare i momenti dell’esistenza, registrandone appunto le proprie tracce.

Sviluppata e diffusa nel primo ‘800, permetteva di rappresentare fedelmente la realtà, impiegando un arco di tempo brevissimo, quantomeno se paragonato a quello minimo necessario alla realizzazione di un dipinto. Sebbene ancora rudimentale, la fotografia, dal punto di vista pratico, rimpiazzò la pittura vedutista e ritrattistica. Furono molti, all’epoca, i pittori convertiti alla nuova arte. Alcuni di loro, addirittura, contaminarono le due tecniche, perfezionando e colorando col pennello i dettagli delle foto.

Probabilmente gli inventori, Joseph Niépce e Louis Daguerre, non immaginavano che, con il loro brevetto, stavano cucendo l’ultima indispensabile appendice sul corpo (ancora inanimato) di un Frankenstein che nascerà, a breve, dall’unione di tutte le forme di espressione: il Cinema. L’umanità era affascinata, stupefatta, come di fronte a una manifestazione magica.  Il fascino di quelle immagini tutt’ora è intramontabile.

In questa pagina trova spazio un tributo alla dagherrotipia realizzato digitalmente, ma conservando immutato l’approccio filosofico delle origini. Tempi d’esposizione lunghi, pose rigide, espressioni gelide. Immaginando che oggi, come allora, lo scatto sia singolo e l’errore irrecuperabile. Da qui gli sguardi diffidenti e impauriti dei soggetti immortalati. Dipingere con la luce di fatto costava parecchio e lo scatto spesso era irripetibile. Molta cautela doveva essere usata nel custodire la lastra d’argento impressionata, prodotto unico e allora ancora non riproducibile. Di fatto, senza le dovute precauzioni, la luce avrebbe ingoiato nuovamente ciò che essa stessa aveva rivelato. Le nascita della fotografia fece capire che ogni istante è prezioso quanto il verso di una poesia senza tempo.

Models: Mario Veltri, DanyLù, Tony Intieri